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I tessuti

01 Febbraio 2024

Gli abiti che indossiamo sono composti da materiali che sono parte fondamentale del processo creativo che sta alla base dell’abbigliamento.

Nell’articolo Parliamo di maglieria pt.1 abbiamo approfondito le fibre e quelle informazioni ci serviranno ora per capire meglio quanto segue sui tessuti.

Tessere è uno dei più antichi e popolari metodi per trasformare le fibre in stoffa e di conseguenza in abbigliamento o complementi della casa.

I tessuti sono formati dall’ordito, cioè la base, l’insieme di fili disposti parallelamente in modo longitudinale e dalla trama, cioè il filo che si inserisce a più riprese all’interno dell’ordito, andando a costituire l’intreccio o armatura, ovvero il disegno vero e proprio del tessuto.

Trama e ordito

Di seguito in ordine alfabetico trovate elencati i tessuti più comuni sul mercato con una breve spiegazione per identificarli.

Batista

Molto fine, trasparente e leggera, di mano morbida, realizzato ad armatura tela 1. Un tempo esistente solo in puro lino oggi si trova in commercio in cotone mercerizzato 2, anche in mischia con piccole percentuali di viscosa e poliestere che gli danno maggiore lucentezza. Adatto all’abbigliamento femminile, come camicette e biancheria fine era utilizzato negli anni passati per fazzoletti, sottovesti, camicie da notte e da giorno.

Bengalina

Tessuto con nervature trasversali larghe e rialzate che creano una trama robusta. Può essere realizzato con tessuti naturali come cotone, lana o seta o con fibre sintetiche come rayon o nylon; spesso è composto da una combinazione di due materiali diversi. La bengalina è diventata di moda da indossare nel decennio 1880/1890: offriva il confort della vera seta ma era realizzato con quantità inferiori di seta rispetto al cotone.

Canvas

Materiale molto versatile, conosciuto da millenni e combinato con il cotone o altre fibre per creare tessuti robustissimi. Già intorno al 3000 a.C. veniva usato in particolar modo per realizzare vele, tende o ripari esterni, proprio perché è un tessuto resistente agli strappi e di lunga durata. Anche se generalmente viene prodotto con varie fibre, è con il cotone che si può ricavare un tessuto davvero impeccabile: il cotone canvas.

Chambray

Tipo di tessuto naturale che viene prodotto da circa 500 anni. Tessuto leggero e ad armatura a tela, è spesso creato in puro cotone. Tipicamente lo chambray viene oggi utilizzato per realizzare capi di abbigliamento effetto denim per le stagioni più calde.

Chiffon

Tessuto molto leggero, trasparente, in armatura tela 3 e prodotto con filati a torsione crêpe. Il termine “chiffon” deriva dal francese chiffe e significa letteralmente “cencio, straccio”, con riferimento non alla qualità del tessuto ma alla mano morbida che assumono gli stracci usati. L’etimologia può infatti ingannare, in quanto si tratta di uno dei tessuti più eleganti in circolazione. La qualità più pregiata è realizzata in pura seta, ma esistono anche diverse varietà in fibre sintetiche. Il tessuto chiffon è originario della Cina, dove si produceva solo dalla seta, ed è arrivato in Europa intorno al 1700 per la realizzazione di abiti pregiati da destinare alle alte classi sociali.

Crêpe de Chine

Tessuto leggero e vaporoso, semi-opaco, con una texture delicata. L’opacità della trama contrasta la lucentezza dell’ordito, la torsione dona un aspetto a buccia d’arancia tipico di questo tessuto. È un tessuto elegante e versatile ed è una delle sete più facili da cucire. La coprenza si calcola in momi: 14 e 16 momi risulta più coprente rispetto a 10 o 8 momi.

Crepon

Tessuto leggerissimo in pura seta le cui pieghe irregolari gli conferiscono un aspetto goffrato e semi opaco. Grazie alla sua superficie mossa e “rugosa”, ha il grande vantaggio di non sgualcirsi.

Damasco, Damascato e Broccato

Il damasco è un tipo di tessuto operato con disegni stilizzati o floreali ad effetto di lucido-opaco. Non ha un diritto e un rovescio, ma solitamente si considera diritto il lato dove il disegno viene formato dalla trama, per cui il fondo risulta lucido. Il materiale più adatto al damasco è la seta anche se si possono utilizzare filati in cotone, il cotone misto a seta e fibre artificiali. Damascato è detto invece un tessuto che assomiglia al damasco ma ne differisce per essere realizzato con filati di diversi colori, per cui l’effetto di lucido-opaco viene ampliato dall’effetto dei colori. Il broccato infine è un tessuto operato con complessi disegni colorati ottenuti grazie a trame discontinue, che non attraversano quindi il tessuto in tutta la sua ampiezza, realizzato su telai appositamente predisposti. Il materiale che lo costituisce tradizionalmente è la seta, di titolo finissimo con l’aggiunta di trame metalliche preziose in oro e argento.

Damascato
Damasco
Broccato
Dolce & Gabbana FW 2017 Menswear

Denim

Tessuto composto di cotone generalmente di colore blu. Tessuto storico con cui vengono confezionati i pantaloni in taglio jeans. Ha una tessitura in diagonale ed è perciò una stoffa particolarmente robusta e adatta a indumenti da lavoro. Già nel XV secolo Nîmes era in concorrenza con Chieri, in Piemonte, per la produzione di un tipo di fustagno molto robusto di colore blu, allora tinto con il guado. Quando il cotone divenne un materiale economico, disponibile in grandi quantità, questo tipo di tessuto divenne materiale d’eccellenza per abiti da lavoro. Nella lingua inglese la produzione di Nîmes prese il nome denim, mentre nella lingua francese prese il nome blue jeans, dal termine bleu de Gênes, ovvero blu di Genova, perché tale mercanzia era esportata attraverso il porto di Genova. Trattamenti di finissaggio possono modificarne l’aspetto e il colore come nello stone washed o nel delavé. Il denim si stinge progressivamente con i lavaggi e con l’uso, schiarendosi di più dove è maggiore l’attrito. Il jeans invecchia integrando in sé il cambiamento dell’età, impregnandosi di avventura, della vita di chi li indossa.

Denim

In Italia, precisamente a Milano, Candiani produce dal 1938 la migliore tela denim sul mercato e la esporta in tutto il mondo, Giappone compreso. Hanno anche sviluppato e brevettato COREVA™: una tecnologia innovativa che utilizza una fibra a base vegetale ottenuta dalla gomma naturale per sostituire i materiali sintetici e a base di petrolio, il cui risultato è un filato composto da cotone organico avvolto intorno a un cuore di gomma vegetale e completamente privo di plastica. Sostituendo i tradizionali elastomeri sintetici e a base di petrolio con un nuovo componente sviluppato ad hoc, Candiani Denim ha creato un innovativo tessuto in denim elasticizzato e biodegradabile che non compromette l’elasticità, la qualità e la durata dei jeans. Potete anche farvi fare un jeans personalizzato da Candiani Custom, una micro-factory urbana in piazza Mentana n.3, a Milano.

Consiglio anche un negozio su tutti: Fat Mama Vintage a Lucca: gli occhi millimetrici di Sofia e Filippo, con un solo sguardo, pescheranno nell’enorme parete alle loro spalle i jeans vintage perfetti per voi!

Consiglio tre libri su questo tessuto:
AMETORA: HOW JAPAN SAVED AMERICAN STYLE di W.David Marx
THE DENIM MANUAL, Fashionary International Limited
BLUE BLOODED: DENIM HUNTERS AND JEANS CULTURE, Gestalten

Consiglio un bell’articolo di Giuliana Matarrese per i 170 anni del Levis 501

Drill

Tessuto a navetta molto robusto, a piccole coste evidenti, simile al denim. Il drill è un tessuto estremamente versatile, realizzato in cotone cardato*, la cui particolarità sta nell’essere resistente a
sfregamenti e strappi. Originariamente destinato all’abbigliamento da lavoro. In origine il tessuto fu usato dalla metà del XIX secolo per le uniformi militari britanniche e francesi. Il drill veniva utilizzato per la realizzazione di un modello di pantalone diritto, morbido e comodo, con taglio leggermente a sigaretta e pince in vita, da indossare liscio o con piega, conosciuto come chino. Tale foggia, solitamente indossata da contadini cinesi o filippini (camisa de chino), divenne molto popolare negli Stati Uniti, passando dalle divise militari all’abbigliamento civile, dopo la guerra ispano-americana, al rientro dei veterani dalle Filippine. Sempre negli USA i chinos furono utilizzati durante la Seconda guerra mondiale, nella versione senza piega, assottigliati sul fondo, data la scarsità di tessuto cachi.

Duchesse

Tessuto lucido in seta naturale, ma attualmente anche in poliestere. Tessuto piuttosto pesante, di aspetto fastoso e elegante.

Felpa

La felpa è una maglina, infatti non è propriamente corretto chiamarla tessuto. Quando la maglia ha un peso inferiore parliamo di felpina, utilizzata nelle stagioni più tiepide, per le stagioni più fredde, invece, la felpa sarà garzata. Per garzata intendiamo quella felpa che viene sottoposta ad un trattamento di sfilamento del pelo interno che rende la stoffa morbida, confortevole e calda (la garzatura 4). La felpa non garzata è riconoscibile perché la parte interna presenta una trama chiamata “boccola” che a volte può essere di un colore diverso rispetto a quello della felpa esterna. La felpa può essere ferma, quindi poco estensibile, o stretch. In quest’ultimo caso nella composizione troveremo una percentuale di elastan che rende il capo più elastico. Essendo una stoffa molto duttile, troviamo svariati tipi di felpa come la felpa bottonata (un filo di colore diverso va a lavorare in alternanza con i fili normali andando a creare un effetto a puntini irregolari) e la felpa mélange (l’intreccio di due fili di colore diverso, molto spesso bianco e grigio, regala alla stoffa un colore non omogeneo).

Flanella

Si distingue come tessuto con un’armatura con un diritto e un rovescio, dalla superficie uniforme e pelosa, perfetto per trasmettere una sensazione di calore e morbidezza. Trattandosi di un tessuto molto caldo è generalmente riservato alla stagione autunnale e a quella invernale. La flanella in cotone è la più scelta per realizzare capi di abbigliamento per la quotidianità, anche per bambini. La flanella in lana invece è molto usata nel settore dell’abbigliamento maschile per confezionare completi eleganti o pantaloni. Questo tessuto presenta numerosi vantaggi: non si raggrinzisce facilmente e diventa più morbida ad ogni lavaggio, è molto resistente e funge da isolante termico. Questo tessuto viene creato a partire da particolari trattamenti di finitura che sono la follatura 5 , la garzatura 6 e la pettinatura 7. Materiale che compare per la prima volta in Galles nel VII secolo, confezionato a partire dall’utilizzo della lana come materia prima.

Fodera

Rivestimento in tessuto applicato sia all’interno degli indumenti, per migliorarne la vestibilità e la struttura, che all’esterno, come nel caso di un materasso o di un divano. Le fodere hanno la funzione di completare i capi, rendendoli più caldi o coprendone le cuciture, con l’obiettivo di aumentarne la qualità e il valore. Le fodere sono di diverso tipo: di seguito le più utilizzate: saglia di viscosa, raso, maglia, piuma, jacquard, rigatino, moirè, stampata, operata e stretch.

Gabardina

Il tessuto gabardine o gabardina è un vero e proprio gioiello del settore tessile. Esistono due tipologie di gabardine: quelle in lana pettinata e quelle in cotone. Sia la gabardina di lana che quella di cotone si presentano come tessuti molto eleganti e resistenti: grazie alla grande compattezza vengono utilizzate nel settore della sartoria di qualità per la realizzazione di abiti su misura per uomo e donna dalle linee pulite e semplici, pantaloni, giacche, uniformi da lavoro, cappotti e trench. A mettere a punto il cotone gabardine molto utilizzato oggi è stato Thomas Burberry, fondatore della casa di moda Burberry , che lo ha brevettato
nel 1888.

Garza

Realizzata con un tessuto di cotone intrecciato che gli conferisce una consistenza leggera e ariosa. Utilizzata in estate per la camiceria.

Georgette

Materiale molto fine e leggero realizzato ad armatura tela. Ciò che la contraddistingue è la ricorrenza di pieghe leggere raggrinzite che gli conferiscono un aspetto ruvido. Queste pieghe rendono il tessuto molto elastico. Il materiale che viene solitamente utilizzato è la seta, ma è disponibile anche in lana o fibre sintetiche. Presenta tanti vantaggi, fra cui una buona traspirabilità, un bel drappeggio ed un’ottima elasticità. Il suo nome deriva da Georgette de la Plante, la sarta francese che lo ideò. In commercio anche la doppia georgette, più coprente ma con aspetto simile.

Jacquard

Tessuto in cui un motivo, più o meno elaborato, viene tessuto direttamente nella stoffa, invece di essere disegnato o stampato. Il disegno viene creato attraverso l’intreccio di ordito e trama andando a costituire l’intreccio o armatura, ovvero il disegno vero proprio. Questo particolare tipo di lavorazione del tessuto deve la propria origine ad un’invenzione rivoluzionaria, quella del telaio jacquard nei primi anni del 1800 in Francia.

Jersey

Stoffa realizzata a maglia rasata. Non è propriamente un tessuto, poiché non è realizzato a telaio e non presenta quindi trama e ordito. Il nome si riferisce alla gran parte dei prodotti della maglieria industriale realizzati su macchine circolari di finezza elevata. Può essere ottenuto da qualsiasi fibra tessile: le più usate sono il cotone, la lana e la viscosa. Sul finire del XIX secolo il “jersey” era un pesante tessuto di maglia usato dai pescatori dell’isola inglese di Jersey. Era una maglia rasata, semplice, leggera, morbida e naturalmente elastica. Ritenuto inadatto alla sartoria, divenne di moda quando la stilista Coco Chanel lo impiegò per le sue creazioni.

Harringbone o spinato

L’herringbone tweed, detto anche spina di pesce, è una variante del tessuto twill o saia (tessuto rigato diagonale). Si crea così una sorta di “chevron” che compone un classico pattern a forma di V. In Inghilterra, questa lavorazione prende il nome di Herringbone, proprio per la sua particolarità di essere a zig zag. Questa trama ha radice storiche molto antiche.

Ikat

L’ikat tecnicamente è una tintura a riserva, cioè un tipo di tintura dove parti dei filati vengono protette tramite una stretta legatura per non essere tinte, mentre le parti non legate si colorano. Diffuso oggi specialmente fra i popoli malesi ed indonesiani. Il significato del termine è legare. I tessuti ikat si distinguono facilmente dalle imitazioni stampate per la tipica compenetrazione e fusione dei colori nei punti di inizio e fine dei disegni. Molto simile era la realizzazione dei tessuti chiné à la branche di produzione europea.

Interlock

Tessuto in cotone a maglia incrociata a trama fitta e sottile che sostituisce il tradizionale jersey utilizzato nei mesi primaverili ed estivi. È uno dei tessuti più amati dell’inverno, perché è caldo e morbidissimo. Molti lo conoscono come caldo cotone, ma la dicitura corretta è cotone interlock.

Lurex

Il nome comunemente utilizzato per parlare di questo tessuto è, in realtà, il marchio registrato Lurex® e si riferisce ad un tipo di filo metallizzato creato nel 1946. Già molto prima dell’invenzione del lurex era comune utilizzare dei materiali metallici per dare brillantezza e eleganza ai tessuti. Ci sono testimonianze a partire dal Medioevo dell’utilizzo dell’oro tagliato in striscioline sottili, modellato e avvolto in seta o cotone. Il lurex che conosciamo nel tempo si è evoluto diventando ancora più bello, confortevole e tecnologico. È una maglia caratterizzata da ottima elasticità e flessibilità realizzata a partire da fili metallici come l’alluminio, avvolti e sigillati in poliestere o poliammide.

Mikado

Tessuto prezioso realizzato secondo un’antica tecnica giapponese di lavorazione della seta, che rende il tessuto leggermente granuloso in superficie, ma al tempo stesso brillante e straordinariamente luminoso. Grazie alla sua caduta perfetta e alla mano sostenuta, il mikado di seta è adatto per abiti da sposa o abiti da sera strutturati, dalle forme decise che non fasciano la silhouette, ma al contrario armonizzano le linee del corpo di tutte le donne che lo indossano.

Mussola

Tessuto sottile, trasparente, opaco e vaporoso. Composto da fili torti e fini, non molto compatti. Può essere realizzato a partire da cotone, seta, lana di viscosa o altri fili sintetici. È un materiale ideale per la primavera e per disegni con finiture stropicciate. È facile da stirare e, grazie alla sua leggerezza, perfetto per le pelli sensibili. Originario dell’India, questo tessuto è arrivato in Europa nel XIII secolo ma soltanto a partire dal XIX secolo la produzione della mussola si è sviluppata in tutto il continente. Il suo nome deriva dalla città di Mosul, sulle rive del fiume Tigri.

Organza

Realizzata con filati finissimi, l’organza è un tessuto in armatura tela 8, leggero, trasparente con mano rigida e croccante, radizionalmente tessuto in seta, dal look opaco. La caratteristica fondamentale dell’organza di seta è la mano conferita dalla sericina, che è la “corteccia” della seta, chiamata seta cruda. L’organza è un tessuto simile allo chiffon, relativamente trasparente e leggermente più pesante. La differenza principale è la sua rigidità, che lo rende una scelta più naturale per gli abiti strutturati che devono mantenere la forma.

Ottoman

Caratterizzato da una struttura serrata a coste orizzontali molto marcate. Il nome rimanda alla dinastia ottomana dell’impero turco. Si tratta di un tessuto molto utilizzato non solo nella moda ma anche nell’ambito della tappezzeria. Questo tessuto viene realizzato in cotone e poliestere ed è spesso utilizzato nel settore dell’abbigliamento.

Oxford

Prende il nome dalla cittadina inglese di Oxford, dove iniziò la produzione per confezionare le camicie tipo oxford. La sua particolarità è di avere i fili d’ordito colorati e i fili di trama bianchi, cosa che accentua l’effetto d’intreccio formando una minuscola quadrettatura. Tessuto di mano fresca è realizzato con filato di puro cotone di titolo molto sottile.

Pied de poule

Tessuto a navetta con effetto di colore, ottenuto grazie all’uso di filati in colore contrastante a formare un caratteristico disegno che ricorda una zampa di gallina. Il suo nome viene dal francese, significa piede di gallina. Il motivo si sviluppa su un modulo di 4 fili scuri – 4 fili chiari tramati con lo stesso criterio: 4 trame scure, 4 chiare, intrecciati in saia 2.2 (intreccio detto anche batavia) e forma quadretti scuri e chiari che si alternano a zone in cui i fili di una tonalità sono intrecciati con trame del colore opposto e formano quindi dei piccoli motivi diagonali.

Piquet

Tessuto di cotone con piccoli motivi in rilievo: rombi, quadrati, puntolini. Tessuto morbido e fresco, tradizionalmente bianco o di colori chiari. Le versioni leggere, molto fresche, si usano per l’abbigliamento estivo, soprattutto per le polo ma anche per camicie, le giacche e capi per bambini. Nella maglieria industriale il termine piqué indica un tipo di maglina con una lavorazione trapuntata, usata per la realizzazione della maglietta polo, di camicie e di capi di abbigliamento sportivo.

Popeline

Tessuto di cotone leggero, di mano fresca e asciutta, lucido, compatto anche se morbido. Il nome viene dal francese, in origine indicava un tessuto pregiato e pesante per l’uso invernale, in lana, cotone o seta, prodotto nel XIV secolo ad Avignone, allora residenza del papa, cui era esclusivamente destinato, da cui il nome originario di ‘papaline’. Oggi è un tessuto molto compatto e resistente pur se finissimo e leggero, prodotto con diversi filati, cotone, seta e fibre artificiali, spesso in mischia. I filati sono sottilissimi, molto ritorti, mercerizzati, quindi danno come risultato un tessuto fresco, per assenza di peluria, e liscio. Adatto all’abbigliamento e alla biancheria è il tessuto principe per la confezione di camicie da uomo. Un tempo bianco, poi di colori pastello, per seguire le esigenze della moda viene prodotto anche in colori brillanti.

Principe di Galles

Disegno caratterizzato dall’incrocio di quadri grandi e piccoli. I colori più frequenti sono nero/grigio e bianco, o altri colori tenui, con due strisce scure e due chiare alternate a quattro scure e quattro chiare, le quali insieme creano un pattern a riquadri incrociati e di diverse dimensioni. Il nome originale di questo tessuto era Glen Urquhart e rientrava nella famiglia dei tessuti tartan scozzesi. È comunemente chiamato “Principe di Galles” in onore del re Edoardo VII che amava portare abiti in questo tessuto o in tweed. Questo disegno dai caratteristici disegni bicolori è ottenuto con fili di colori diversi che si ripetono con uno schema definito, secondo cui la lunghezza in senso di trama sarà sempre inferiore alla lunghezza in senso di catena, in modo da dare comunque un aspetto verticalizzante al riquadro complessivo. È realizzato sia pettinato che cardato.

Raschel

Maglia a rete prodotta su una macchina per maglieria raschel. Permette la creazione di molti motivi diversi e l’uso di moltissimi colori, che in questo tipo di maglia sono sfruttati al massimo.
I suoi usi trovano applicazione nella maglieria da donna: un esempio su tutti il raschel del brand Missoni.

Raso o satin

Tessuto fine, lucido, uniforme, liscio, dalla mano morbida. Il suo materiale d’elezione è la seta, ma si può realizzare anche in fibre artificiali come il rayon o fibre sintetiche come il poliestere; se realizzato, invece, in cotone deve subire, come finissaggio, una calandratura per conferirgli l’aspetto lucido. Se il sostantivo “raso” suggerisce un’origine del verbo “radere” (raso=rasato, reso liscio), il sostantivo “satin” si ricollega invece a un toponimo cinese. Nel Medioevo, infatti, il satin era prodotto con la seta. Di conseguenza era molto caro e usato dalle classi abbienti. Divenne famoso in Europa nel XII secolo.

Saglia

Tessuto di lana con diritto e rovescio, ad effetto diagonale, fabbricato con armatura di saia 10 e usato principalmente per abiti maschili. Tessuto di seta (la cosiddetta levantina) o di cotone usato
per foderame.

Seersucker

Tessuto estivo oggi realizzato alternando nella trama fili di cotone molto tesi a fili più morbidi: questo speciale metodo di tessitura conferisce al tessuto il suo tipico aspetto mosso e un po’ stropicciato. In origine i fili utilizzati erano in pura seta e cotone, di conseguenza bastava bagnare il tessuto per far sì che il cotone si restringesse e la seta no, ottenendo così la caratteristica stropicciatura. Il particolare effetto spiegazzato, combinato alla leggerezza del tessuto in cotone, è ciò che rende il seersucker un simbolo di freschezza per eccellenza, must-have in primavera e in
estate. I colori più comuni del tessuto sono bianco e blu; ma il tessuto è prodotto in un’ampia varietà di colori, di solito alternando strisce colorate e strisce bianche increspate leggermente più larghe. La parola seersucker è inglese, non esiste un corrispettivo in italiano. Il termine passa attraverso l’hindi e ha origine dal sanscrito e anche dalle parole persiane shîr e shakar, che letteralmente significano “latte e zucchero”. È un chiaro riferimento al tono bicolore della stoffa e alla sua superficie un po’ liscia e un po’ arricciata: rispettivamente la consistenza liscia del latte e la trama irregolare dello zucchero.

Seta bourette o Buretta

Tessuto creato da un filato di seta ottenuto da scarti e da cascame*, con fibra corta e irregolare. Se ne ricava un tessuto con superficie caratterizzata da nodini e fiocchettini rimasti incorporati.
*Cascame: il termine indica quell’insieme di residui che si accumulano, in quanto “cascano”, nel corso delle lavorazioni principali alle quali sono sottoposte le varie materie prime. Si intende definire tutte quelle fibre di seta vergine che non si prestano, in questo caso per sole ragioni di tecnologia produttiva, ad essere lavorate all’interno del sistema della filanda al fine di ottenere un filato di seta continuo e da tutti quei materiali in seta ottenuti quali residui di lavorazioni successive.

Shantung

Tessuto di seta selvaggia (tussah) caratterizzato da una superficie ruvida, molto irregolare e dall’aspetto grezzo. Originario della provincia cinese di Shandong. Con colori generalmente sgargianti, di mano sostenuta, gioca sugli effetti di lucido e opaco. Lo shantung originale, pregiatissimo, era tessuto con il doppione cioè bava di seta doppia prodotto da due bachi che costruiscono il bozzolo insieme, rarissima e costosissima, caratterizzata da una grande irregolarità, con fiammature, grumi, bottoni, nodi. Oggi con questo nome si indicano tessuti in seta, cotone o altre fibre anche sintetiche, che ne riproducono artificialmente l’aspetto rustico con filati che inglobano cascami per imitare le caratteristiche. Utilizzato in arredamento per cuscini e tendaggi, e in abbigliamento soprattutto femminile.

Sorona

Composto da fibre artificiali, ricavate da fonti rinnovabili. È brevettato dall’azienda DuPont, inventrice di tessuti sintetici rivoluzionari come Nylon, Lycra e Neoprene (tra molti altri).
Il tessuto sorona è molto simile al poliestere e, come il poliestere, è un materiale composto da polimeri. Esiste però una differenza non trascurabile tra i due materiali: il poliestere è un derivato del petrolio, mentre il sorona è prodotto dalla lavorazione dei semi di mais. Il poliestere è una fibra sintetica mentre il sorona è una fibra artificiale, ovvero generata da processi chimici ma che alla sua base ha materie prime rinnovabili.

Spugna

Tessuto così chiamato per la capacità di assorbire grandi quantità di acqua. Normalmente utilizzato per confezionare biancheria da bagno come asciugamani e accappatoi.

Taffeta e faglia

Taffettà o taffetà è un tessuto pregiato, tradizionalmente di seta. Viene dal francese taffetas, a sua volta dal persiano “taftah” (torcere, intrecciare, tessere). Ha struttura serrata e quasi rigida, di aspetto lucido e luminoso, mano frusciante a ogni minimo movimento, leggerissimo e brillante. I riflessi iride nel taffetà cangiante sono ottenuti usando per la trama e l’ordito filati in colori diversi. Il faille o faglia è una qualità di taffetà che si presenta più rigido, abbastanza sostenuto, riconoscibile per rilievi e costine in trama. Può essere realizzato in seta o materiale sintetico. Viene utilizzato per la confezione di abiti da sera.

Tartan

Nasce in Scozia nella zona delle Highland, nonostante alcuni studiosi della storia dei tessuti hanno ritrovato frammenti di un materiale molto simile risalenti al VIII secolo a.C. nelle miniere austriache di Hallstatt e delle stesse trame geometriche in alcuni sepolcri delle mummie di Tarim, risalenti al 2000 a.C. in Cina. Si presenta come un intreccio di fili di colori diversi che si ripetono all’interno di uno schema uguale nella trama e nell’ordito: il risultato è un disegno composto da linee e quadrati con diversi effetti cromatici.
Gli scozzesi hanno sempre utilizzato il tartan come simbolo di appartenenza culturale: la società scozzese era basata sui clan, nuclei familiari allargati che esibivano il plaid come abito tradizionale. La stoffa in lana era tessuta con fili colorati in modo da formare il caratteristico disegno identificativo di un clan piuttosto che di un altro. Nel tempo il plaid si è trasformato in kilt, il gonnellino scozzese per eccellenza. Il tartan viene quindi paragonato ad una sorta di DNA tessile utilizzato per riconoscersi tra clan: un materiale talmente tanto apprezzato anche dai sovrani inglesi da diventare la scelta prediletta per confezionare tovaglie e per la tappezzeria del castello di Balmoral, residenza reale in Scozia.
Caratteristico del tessuto tartan è il disegno a riquadri spezzato da righe di vario colore: l’armatura diagonale si esplica attraverso un modulo decorativo chiamato “quadro”, creato ripetendo una sequenza di strisce e linee colorate nel senso dell’ordito e della trama. Le varianti sono tante, sia nel caso del
disegno che della materia prima su cui viene replicato: inizialmente veniva fatto esclusivamente con filati di lana cardati, poi anche pettinati, e successivamente anche con filati di seta, di cotone e fibre artificiali.
L’utilizzo del tessuto a quadri nel settore della moda si diffonde prima in Europa e poi nel resto del mondo soprattutto grazie al lavoro del brand inglese Burberry che ha firmato collezioni senza tempo ispirate allo stile inglese. Nel 1920, infatti, il tartan venne lanciato a livello internazionale come fodera interna dei trench, uno dei capi più iconici di questo brand. Il motivo “check”, caratteristico di tutti i prodotti Burberry, è diventato oggi il segno distintivo del marchio.
A contribuire all’iconicità del tessuto quadrettato ci ha pensato anche la designer inglese Vivienne Westwood che ne ha stravolto l’apparenza bon ton e chic che lo aveva caratterizzato fino agli anni ’70: nelle sue mani il tartan è diventato il simbolo della ribellione grazie a dei testimonial di eccezione, i Sex Pistols, il gruppo punk nato nello store della stilista.

Kilt scozzese
Burberry
Vivienne Westwood

Tulle

Tessuto creato da fili che si intrecciano in modo molto aperto, creando una rete trasparente ma molto stabile. Il suo nome viene dalla città francese di Tulle. Il tulle moderno si cominciò a produrre in Inghilterra dopo l’invenzione della bobbinet machine messa a punto da John Heathcoat nel 1806. Può essere realizzato con differenti materiali che ne determinano le caratteristiche e la mano morbida o rigida, i filati generalmente sono molto sottili e ritorti, in fibre tessili naturali: cotone, seta e o sintetiche: cupro, poliestere, nylon, lurex.

Tweed

Tessuto in lana originario della Scozia. Il nome deriva, secondo la leggenda, da una cattiva interpretazione di twill. Poiché questo metodo era usato nei centri tessili dell’Ottocento lungo il fiume Tweed, che rappresenta il confine storico fra Scozia e Inghilterra, ciò spiegherebbe la confusione. Il tweed è famoso in tutto il mondo per la sua consistenza solida che ne garantisce la durata per anni. All’inizio si usavano filati grigi e neri e il motivo classico era quello spigato. Oggi viene prodotto in molti colori e motivi tra cui l’houndstooth (pied de poule), checked (quadretto), overchecked (finestrato). Esistono anche tweed nei colori dei classici tartan scozzesi.

Twill

Termine inglese riferito a tutti quei tessuti con armatura diagonale, o a saia. I fili d’ordito legano i fili delle trame diagonalmente, producendo quelle linee diagonali che caratterizzano maggiormente il tipo di tessuto. Il tessuto ha un diritto e un rovescio, uno a effeto di trama e l’altro a effetto di ordito. Solitamente l’angolo formato è di 45°.

Velluto devoré

Velluto

Tessuto che presenta sul dritto un fitto pelo (velluto unito o tagliato) o una serie di minuscoli anelli di filo (velluto riccio). Il nome deriva dal latino vellus, vello, ad indicare la caratteristica di una copertura di pelo, di lunghezza e tipo variabile. La sua origine è occidentale e si stima sia avvenuta verso il XIII secolo. Si realizza a telaio con filati molto sottili usando due orditi, uno dei quali per la base (ordito grosso) ed uno per il pelo (ordito di pelo), e una sola trama. Si possono usare fibre naturali o acriliche. Il più pregiato è il velluto ottenuto dalla seta anche se oggigiorno non viene quasi più prodotto, ora sostituito dal velluto di viscosa. I veri velluti sono tessuti composti da un tessuto di fondo e da fili supplementari di ordito che poi vengono tagliati, formando il corto pelo. Il beaver, il velour e le varietà di fustagno sono da considerarsi falsi velluti. Molto conosciuti anche i velluti a coste, più o meno larghe, utilizzati per completi blazer pantalone o blazer gonna, capispalla o arredamento. Molto comune trovare anche il velluto devoré 11.

Vichy

Tessuto che nasce nella città di Vichy, in Francia, ed è un “grande classico” che rimane un must. Una stoffa che sa d’estate, “pic-nic in famiglia” e che ricorda molto i telefilm ambientati negli anni ’50. Fu Napoleone III a fare di Vichy, allora conosciuta principalmente come città vacanziera, la sede di produzione di quella stoffa che prese il nome della città e che crebbe soprattutto grazie alle nobildonne che per le loro passeggiate in riva al mare vestivano capi realizzati con questa trama. Il cinema fu uno dei primi ambiti in cui vennero apprezzati i quadretti di Vichy, ne troviamo infatti tracce già negli anni ’30, dove ne “Il Mago di Oz” la giovane protagonista indossa un abito azzurro e bianco che la accompagnerà per tutto il fantastico percorso. Ma fu soprattutto grazie a Katherine Hepburn che, con il film “Scandalo a Filadelfia”, il vichy si diffuse a macchia d’olio aggiungendo i guardaroba di grandi donne quali Jackie Kennedy, Marilyn Monroe, Joan Crawford e Brigitte Bardot che per tanto tempo hanno tenuto alta la bandiera di questa fantasia. Il colore che ebbe più successo fu sicuramente il bianco e blu, ma ad oggi è possibile trovare tessuti vichy in diverse tonalità, tra le quali rosa, verde, azzurro, rosso.

Katherine Hepburn – Scandalo a Filadelfia

Voile

Dal francese velo, è un tessuto dalla mano morbidissima che cade leggero sulle linee del corpo. Il voile è quasi trasparente e setoso al tatto. Indicato in particolare per realizzare capi drappeggiati, perché grazie alla sua leggerezza e trasparenza il drappeggio è particolarmente fluido e morbido.

Armature, finissaggi e lavorazioni

Armature

Armatura tela

E’ l’armatura più semplice e si ottiene inserendo i fili di trama alternati su quelli di ordito. Ne risulta che un tessuto con armatura a tela ha un diritto e rovescio uguali;

Armatura saia

Andamento diagonale, con un dritto e un rovescio, uno a effetto di trama e l’altro a effetto di ordito.

Armatura raso

L’intreccio dei fili non dà luogo a linee diagonali bensì a punti distanziati e regolarmente distribuiti. Da una parte del tessuto si vede l’effetto trama, poiché ci sono quasi esclusivamente i fili di trama, dall’altra di ordito.

tipi di armature

Lavorazioni

Agugliatura

Metodo di ricamo particolarmente versatile, tramite il quale si uniscono diverse tipologie di materiale, senza la necessità di usare fili o cuciture. Per realizzare il ricamo agugliato si utilizzano dei particolari aghi curvi a uncino con movimenti meccanici verticali.

Cardatura

Operazione che precede il processo di filatura del cotone e della lana. Preceduta dalla battitura delle fibre, per liberarle dai corpi estranei, consiste nel liberare dalle impurità, districare e rendere parallele le fibre tessili, al fine di permettere le successive operazioni di filatura. Deve il suo nome alla pianta del cardo; anticamente le infiorescenze seccate del cardo dei lanaioli (che sono coperte di aculei) venivano usate per questo lavoro.

Fioccatura

Processo per l’ottenimento dell’effetto velluto su superfici diverse. L’effetto si ottiene orientando e proiettando particolari fibre contro superfici spalmate di adesivo. L’energia per orientare ed accelerare la fibra, in modo tale da farla penetrare nello strato incollato, è fornita da un campo elettrostatico applicato fra dosatore di fibra e superficie da floccare.

Follatura

Operazione del processo di finissaggio dei tessuti di lana che consiste nel compattare il tessuto attraverso l’infeltrimento*, per renderlo compatto e in alcuni casi impermeabile.

Goffratura

Il termine goffrato è un’italianizzazione del francese “gauffrè” che indica un particolare tipo di tessuto con la superficie a rilievo, un’impronta scolpita o un motivo ornamentale che si chiama “dessin gaufré” o “dessin à carreau”. Queste caratteristiche sono ottenute in maniera artificiale per impressione a caldo o con uno specifico finissaggio che permette di avere dei restringimenti solo nelle zone desiderate del tessuto. Questa tecnica non si applica solo sulla stoffa, ma anche su carta, cartone, gomma, fogli di metallo, cuoio, pelli, materie plastiche e altri tipi di materiali.

Mercerizzazione

Trattamento per il quale un filato, ad esempio il cotone, subisce un bagno di soda caustica. La mercerizzazione effettuata a bassa temperatura (10 °C) con la soda trasforma il filato modificandone la sua sezione e permette di ottenere capi finiti di mano migliore, con maggior lucentezza e affinità tintoriale.

Plissettatura

La parola plissettatura (pieghettatura), conosciuta in francese con il termine plissage ed in inglese con il termine pleating, è una tecnica sartoriale che permette di realizzare su un qualsiasi tessuto, tramite appositi macchinari, pieghe permanenti che vanno così ad alterarne l’aspetto. Le prime tecniche di plissettatura risalgono ai tempi degli antichi egizi e degli antichi greci, ma il massimo successo degli abiti plissettati si ebbe negli anni cinquanta e sessanta del XX secolo, per continuare poi fino ai giorni nostri.

Celebre nella storia del cinema l’abito bianco indossato da Marilyn Monroe nella famosa scena del film “Quando la moglie è in vacanza” nella quale in vento proveniente dalla grata della metropolitana solleva la gonna dell’attrice. Iconica la linea Pleats Please di Issey Miyake interamente plissettata lanciata nel 1988

Smerigliatura

Operazione che consiste nel carteggiare la superficie di un tessuto per ottenere l’effetto a buccia di pesca conferendo un aspetto vellutato alla superficie e nascondendo leggermente l’intreccio della trama e dell’ordito.

Finissaggi

Calandratura

Operazione che consiste nel carteggiare la superficie di un tessuto per ottenere l’effetto a buccia di pesca conferendo un aspetto vellutato alla superficie e nascondendo leggermente l’intreccio della trama e dell’ordito.

Cimatura o rasatura

Processo di finissaggio tessile che consiste nel taglio della peluria del tessuto su pezze finite. Il taglio del pelo ha scopi differenti, a seconda della superficie su cui viene applicato e dell’altezza a cui il pelo viene tagliato. Pareggia il livello del pelo in modo da renderlo uniforme, si applica dopo che un tessuto ha subito l’operazione di garzatura*. Elimina completamente del pelo per ottenere tessuti lisci con l’asportazione totale della peluria delle fibre tessili, viene evidenziata l’armatura del tessuto.

Devoré

Tipo di lavorazione del tessuto, il cui nome è un termine francese, che significa “divorato”. Si tratta di un sistema di stampa tessile il cui scopo è quello di eliminare (“divorare”) una parte del tessuto. Questo processo si avvale dell’ausilio di cilindri recanti sostanze chimiche, ai quali viene sottoposto il tessuto. Per realizzare l’effetto devoré è necessario che il tessuto sia composto da una fibra sintetica ed una artificiale o con componente cellulosica. Dopo la lavorazione, il fondo risulterà trasparente, favorendo la visualizzazione del disegno costituito dalle fibre “non divorate”.

Garzatura

Operazione che fa parte del processo di finissaggio dei tessuti: consiste nel sollevare le fibre dei fili di un tessuto, per renderlo morbido e soffice. Cambia la mano conferendo un aspetto peloso e vellutato alla superficie, nasconde l’intreccio della trama e dell’ordito e, aumentando la quantità di aria trattenuta, aumenta le proprietà di isolamento termico del tessuto.

Infeltrimento

Proprietà caratteristica di alcune fibre tessili, di infittire la loro massa, diventando meno permeabili all’aria, quando sono sottoposte, in opportune condizioni (specialmente in presenza di acqua calda saponata), a ripetute azioni di compressione e sfregamento. Tale proprietà è posseduta in massimo grado dalla lana; è sfruttata nella fabbricazione di panni e feltri, mentre rappresenta una limitazione nel campo della maglieria; in tal caso si ricorre a speciali trattamenti che rendono la lana infeltrabile e irrestringibile. L’infeltrimento ad ago manuale viene utilizzato per creare oggetti come piccoli animali o decorazioni

Pettinatura

Pettinatura o parallelizzazione è una fase di lavorazione nel ciclo della filatura. Consiste nell’ordinare le fibre tessili dopo che sono state cardate*. Si applica al nastro cardato, per fibre lunghe, principalmente di cotone e lana.

Libri e podcast per approfondire

Al prossimo articolo 🙂 !!

G.

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